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venti di sanità

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Venti di sanità

Estate tempo di vacanze e di consigli sull’esposizione solare, i cibi, l’idratazione e di cose più o meno utili per i bambini. Ma proprio in questo momento di meritato relax (per i genitori ma anche per i bimbi che hanno più tempo per se stessi e per il gioco), vorrei sollevare un tema molto caro all’ACP. Il tema della violenza, dei maltrattamenti sui minori. L'Organizzazione mondiale della sanità, nel suo Rapporto su violenza e salute, ha definito la violenza come un problema globale di salute pubblica. In particolare, il maltrattamento dei bambini (maltrattamento fisico, psicologico, abuso sessuale, trascuratezza, violenza assistita) rappresenta un fattore di rischio di malattia elevatissimo. Fra le conseguenze dell'abuso all'infanzia sono oggi documentate non solo conseguenze fisiche (lesioni, traumatismi, disturbi sessuali, ecc.), disturbi psicologici e psichiatrici, disturbi post-traumatici (Dpts), dipendenze, depressione, disturbi del comportamento alimentare (Dca), ma anche cardiopatia ischemica, cancro, broncopneumopatie croniche, sindrome dell'intestino irritabile e fibromialgie. Nonostante l'Oms abbia posto da oltre 13 anni la centralità della violenza come problema di salute pubblica mondiale e fornito numerose raccomandazioni per prevenirla, il Servizio sanitario nazionale, che pure registra fra i Livelli essenziali d'assistenza la cura dei bambini abusati, non è riuscito ancora ad elaborare un sistema di intervento precoce sul maltrattamento. Uno dei motivi di questa grave lacuna può essere il fatto che ad oggi non esiste in Italia un sistema di raccolta dati istituzionalizzato a livello nazionale che certifichi il numero dei bambini presi in carico per maltrattamento dai Servizi sociali nei diversi Comuni, offrendo un meccanismo di monitoraggio costante che riporti la dimensione reale del fenomeno del maltrattamento all'infanzia. Il Comitato Onu sulla Convenzione dei diritti dell'infanzia ha infatti richiamato più volte, negli ultimi anni, il Governo italiano perché si dotasse di questo strumento indispensabile senza il quale non è possibile l'adozione di efficaci politiche di prevenzione e contrasto della violenza a danno dei bambini. Nel Piano nazionale di Prevenzione 2014-2018 vi è finalmente qualche timido accenno all'impatto del maltrattamento sulla salute mentale dei bambini, ma l'argomento è spesso completamente trascurato nei Piani sanitari. In ogni caso in questi giorni, si parla di sanità solo per parlare della spending review 2.0 e del nuovo “castigamatti” Yoram Gutgeld, che, dopo il trombato Cottarelli, affronterà nuove imprese per recuperare 10 miliardi tagliando qua e là. Ecco in questa calda estate, sarebbe bello che qualcuno tirasse fuori dal cilindro qualche buona idea per salvare i bambini che vivono in questo Paese non solo dalla fame, dalla povertà emergente e dalle malattie, ma anche dalla sofferenza che questa crisi porta nelle famiglie facendo esplodere conflitti e aumentare i numeri dei maltrattamenti – fino all’omicidio - ai danni dei più deboli. Non è certo un tema da ombrellone la violenza, ma sarebbe ora che si affrontasse in modo serio, anche dal punto di vista medico e socio-sanitario questa emergenza, inserendo il maltrattamento tra i mali da combattere, al pari di una qualsiasi patologia. Per attivare un sistema di prevenzione precoce, che assicurerebbe un risparmio per lo Stato di circa 13 miliardi di euro l'anno (si veda l'indagine condotta dall'Università Bocconi per conto di Cismai e Terre des Hommes sui costi sociali della violenza), sarebbe necessario, da un lato, adottare negli ospedali, presso i pediatri di famiglia e presso gli altri servizi sanitari di base, strumenti di screening del maltrattamento nella fascia 0-3 anni. Dall'altro si dovrebbe garantire la presenza di operatori di home visiting, in raccordo con i servizi sociali, per l'intervento preventivo precoce dei casi ad alto rischio.

Lucilla Vazza


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