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Canto,canzoni e filastrocche

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Io S(u)ono. Esplorazione di oggetti e strumenti
di Cecilia Pizzorno                                                                          

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Musica: quanti significati diversi assume questa parola. Per ciascuno di noi, asseconda dei contesti e dei periodi della nostra vita, prende connotazioni diverse. Emergono tratti distintivi che rimandano a canzoni, autori, cantanti, generi musicali, attività, sensazioni e situazioni. Questo ventaglio di risposte scaturisce dal nostro essere, dalle nostre esperienze concrete.
Musica è… gioia, emozione, libertà, movimento, ricordi, festa, ballare, Pavarotti, storie, De Andrè, ritmo, voce che canta, rilassamento, divertirsi insieme, zum-zum, Beethoven, liberarsi, cantare, la nonna che racconta, gioco, felicità …
Queste riflessioni ci rivelano come e quanto la musica sia una parte della nostra vita. Tuttavia è opinione diffusa che una cultura musicale sia monopolio di quei pochi che l’hanno studiata, che possiedono gli strumenti per leggerla e scriverla, che ne conoscono le regole e che sanno dar vita a ritmi e melodie. 
Ma in realtà, ciò che lega tutte le persone alla musica, non è tanto il saperla fare, quanto piuttosto saperla fruire. La musicalità della persona si esprime nelle diverse manifestazioni legate alle esperienze concrete, fisiche e sensoriali ed è sostenuta da motivazioni e comportamenti universali. Quindi non è un privilegio di pochi, ma un aspetto della vita di tutti.

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Sappiamo che il bambino percepisce e memorizza tutto ciò che è legato al suono a partire dal 6° mese della vita prenatale. Egli, infatti, è immerso in un “bagno sonoro” che, gradualmente, gli permette di entrare in sintonia con il mondo. Dopo la nascita interagisce sempre di più con il mondo esterno: giorno dopo giorno, fa conoscenza di ciò che lo circonda attraverso l`esplorazione dell`ambiente e costruisce relazioni con gli adulti che si occupano di lui. A partire dalla propria voce e dagli oggetti familiari di uso quotidiano si sintonizza affettivamente con la realtà e produce personali forme  di espressione sonora e musicale. Attraverso il corpo, la voce, il gesto ed il movimento  sperimenta, crea e organizza liberamente i suoni.
La teoria del pedagogista francese François Delalande si fa centrale: il bambino nel suo gioco spontaneo con i suoni, già nei primi mesi di vita, fa musica. Le principali condotte musicali del bambino sono sovrapponibili a quelle del musicista adulto, nella nostra ed in altre culture. Il piacere che il bambino trae dal gioco e dal gioco sonoro lo conduce in una dimensione al contempo reale ed immaginaria. Questa dimensione sviluppa la sua creatività e gli permette di tratteggiare e riscrivere autonomamente, ed in modo non stereotipato, le relazioni ed i significati tra le cose.


A partire dal primo mese di vita, schemi di movimento gli consentono di far presa sull’ambiente circostante: un suono interessante è ripetuto più volte, esercitato per sé stesso. Pochi mesi dopo, se sfiora casualmente un oggetto, lo sguardo segue la direzione del suono. Questa azione globale - gesto più risultato sonoro  - provoca un piacere plurisensoriale e sinestetico che rappresenta un insieme di sensazioni legate al sentire, vedere, toccare, annusare e gustare. Sperimenta nuovi schemi motori che vengono inglobati nel catalogo gestuale già in suo possesso: accanto al succhiare, il battere ed il grattare si aggiungono lo strofinare con la mano, con le dita, con il pugno.
Successivamente, verso i sette-otto mesi, egli prende coscienza dell’atto che ha generato il suono; modificando il gesto produrrà suoni diversi. Piano piano, sarà in grado di ritrovare, per tentativi volontariamente ripetuti, le sonorità scoperte per caso. La ricerca sarà sempre più intenzionale ed orientata ad ottenere quel suono particolare. L’esplorazione si arricchisce cercando ripetizioni, alternando i suoni, operando variazioni e combinazioni di gesti-suono. È un momento fondamentale perché segna il passaggio all’invenzione musicale.                                                        

               radiomagica                                                             musica

Nei primi anni di vita, le esplorazioni di oggetti e materiali diversi lo impegnano per molto tempo. Il piccolo musicista è contemporaneamente autore di testi, interprete, compositore, ballerino, coreografo. Per lui musica è fare, giocare, suono, agire, creare, partecipare attraverso i sensi e le emozioni. Questi sono i canali di comunicazione e conoscenza che l’adulto può mettere in gioco e rilanciare in modo consapevole. La nostra partecipazione attiva, inoltre, permette ai bambini di essere e sentirsi protagonisti. 
L’adulto deve saper osservare e indurre i tempi per le attività collocandosi all’interno del gioco sonoro in modo attento, propositivo, cogliendo le scoperte e le idee dei piccoli per potergliele “rimbalzare”, integrandole ed amplificandole, preservando, al contempo, il gusto nei bambini del “fare da soli".

da www.uppa.it

François Delalande è uno dei principali innovatori della pedagogia musicale orientata verso la pratica creativa direttore delle ricerche teoriche del Gruppo Ricerche Musicali dell’Institut National de l’Audiovisuel (INA) di Parigi dal 1970 al 2006, autore di numerosi saggi tradotti in diverse lingue e divenuti ormai testi classici della pedagogia musicale (La musica è un gioco da bambini, Le condotte musicali), segue e coordina numerosi progetti educativi sia in Francia che in Italia. Collabora con il Centro Studi “Maurizio Di Benedetto” in qualità di docente di Psicologia della musica presso la Scuola di Animazione Musicale di Lecco. Recentemente ha pubblicato il saggio La nascita della musica. Esplorazioni sonore nella prima infanzia (FrancoAngeli, 2009), nel quale sono documentati e analizzati gli esiti di una ricerca effettuata tra il 2002 al 2005 presso alcuni asili nido di Lecco.

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Ultimo aggiornamento Giovedì 10 Gennaio 2013 08:26

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