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disturbi specifici dell'apprendimento

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Il fenomeno DSA I disturbi specifici dell'apprendimento (DSA) interessano una percentuale crescente dei giovani studenti italiani.

Problemi neurologici? Problemi emotivi scambiati per problemi neurologici?

Per capirlo una valutazione globale del bambino è fondamentale

13-7-2017 di Edgardo Reali - Psicoterapeuta,Roma

                                                                             

Il fenomeno DSA

Sono ormai diversi anni che stiamo assistendo a una diffusione sempre maggiore della diagnosi di disturbo specifico di apprendimento (DSA): gli studi internazionali indicano che sono circa il 4-5% dei bambini della popolazione scolastica a soffrire di questi disturbi.

Tuttavia, in Italia, il dato è in costante aumento, arrivando in alcune regioni (come l’Emilia Romagna) anche al 10%, mentre in altre (prevalentemente al Sud) il fenomeno è sottostimato e/o quasi ignorato. Questa eterogeneità indica come il fenomeno DSA non abbia una lettura univoca e come ci sia un grande dibattito tra i professionisti del settore.

In che cosa consiste il fenomeno DSA È generalmente accettato che sono problemi di origine neurologica, tuttavia, non sono pochi i professionisti che sottolineano la natura emotiva che starebbe alla base di tali deficit. Stiamo parlando di bambini che in passato erano considerati svogliati, i tipici “bambini che non si impegnano abbastanza”, destinati, una volta ragazzi, a un precoce abbandono scolastico per svolgere professioni manuali. Questa impostazione permane ancora in molti insegnati producendo pregiudizi, sofferenze e colpevolizzazioni improprie che travolgono i bambini con queste difficoltà e, insieme a loro, le famiglie, lasciate sole durante interminabili e frustranti pomeriggi davanti ai libri. Ma entriamo nel merito di questi disturbi specifici: quanti sono? in cosa consistono? I DSA sono disturbi che riguardano specificatamente le competenze di base, fondamentali per gli apprendimenti scolastici e spesso si presentano tra loro associati.

La diagnosi di DSA viene fatta solo se l’intelligenza è nella norma e non ci sono concomitanti disturbi sensoriali o deprivazioni socio-culturali, confrontando le prestazioni del bambino con un campione di riferimento.

I DSA vengono suddivisi in:                                              

DSA con compromissione della lettura (dislessia): la dislessia, probabilmente la più famosa e invalidante, si manifesta con difficoltà nella correttezza e velocità della lettura con una scarsa e/o assente comprensione del testo

DSA con compromissione dell’espressione scritta (disgrafia, disortografia): difficoltà nello scrivere seguendo le regole ortografiche e una grafia scarsamente comprensibile.

DSA con compromissione del calcolo (discalculia): una vera e propria cecità di fronte i numeri, con difficoltà nel calcolo, nel comprendere il concetto di numero e memorizzare i valori aritmetici.

Problemi neurologici? Problemi emotivi scambiati per problema neurologico? Vecchi pregiudizi di insegnanti che non si sono aggiornati?

In questi anni, ho potuto constatare come dietro la diagnosi di DSA possano nascondersi situazioni totalmente diverse tra loro: ho visto ragazzi dislessici seguiti dai genitori, in cui non c’era nessun problema affettivo, ma era proprio il deficit neurologico, unito alla normale competizione scolastica, a provocare terribili disagi emotivi.Così come ho visto enormi problemi d’ansia (davanti a verifiche, interrogazioni e test di lettura) divenire disturbi specifici dell’apprendimento che magicamente sparivano appena il bambino si rilassava. Infine, mi è capitato di vedere questa diagnosi utilizzata impropriamente al fine di proteggere i bambini dalla bocciatura per problemi sociali, culturali ed emotivi, di cui i DSA erano solo la punta dell’iceberg. Per tali motivi, una valutazione globale del bambino è fondamentale.

DSA: totalmente indipendenti dall’impegno dello studente

La caratteristica principale di questi disturbi, infatti, è che permangono anche se il ragazzo si impegna nello studio per sei ore al giorno, per sei giorni a settimana, per anni di studio. Ovvero, è sempre utile ripeterlo, sono difficoltà totalmente indipendenti dall’impegno dello studente e riguardano apprendimenti che solitamente vengono acquisiti dai più in poco tempo con la sola, anche totalmente disimpegnata, esposizione ai testi scolastici. In questi bambini non c’è nessuna lesione a livello cerebrale: semplicemente il loro cervello funziona in modo diverso e alcuni percorsi neurali, che nella maggior parte delle persone sono facilmente disponibili, in questi ragazzi non diventano mai automatici. Ad esempio, i ragazzi con dislessia sono condannati a ricordarsi, in modo cosciente per tutta la vita, che se vedono insieme le lettere “sci”, devono pronunciare la c in un modo, quando invece vedono le lettere “sco”, devono pronunciare la c in un altro modo. Questo fa sì che, leggendo, debbano ogni volta scandire ogni singola lettera per associarla in modo cosciente al fonema corrispondente come se stessero imparando a leggere ogni volta, nonostante l’età e le ripetute esercitazioni.

Nuovi metodi di studio e apprendimento Ciò che per la maggior parte delle persone è automatico (e questo non perché studiamo bene, ma perché basta la sola e ripetuta esposizione al testo) per i ragazzi dislessici non lo è. Con i ragazzi con DSA si scoprono alcune cose banalmente sorprendenti: leggere, scrivere e fare calcoli sono processi cerebrali incredibilmente complessi. Non riuscire a fare queste cose può dipendere da leggerissimi cambiamenti funzionali a livello del cervello.

                                                                                    

Per questo motivo, un errore molto comune è imporre moltissime ore di ripetizione a questi ragazzi: i ragazzi con DSA più che ripetere, devono imparare nuovi metodi di studio per avere accesso alle informazioni in modo che il loro spazio mentale, chiamato dagli psicologi memoria di lavoro, non sia invaso da queste difficoltà persistenti, che limitano lo sviluppo di un’intelligenza del tutto normale. Invece di costringere questi ragazzi ad adeguarsi alle tradizionali forme di didattica, l’insegnamento dovrebbe essere integrato con gli innumerevoli canali di informazione, audio e video, che l’epoca contemporanea mette a disposizione. Perché l’intelligenza non si misura attraverso la velocità nel leggere o nel fare calcoli:l’intelligenza si commisura alla capacità di comprendere il mondo e di agire in modo sensato. E in questo, i ragazzi con DSA non hanno alcun problema.

 Da Uppa.it


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